“I vostri figli non sono figli vostri, sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.

Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
la vita procede e non s'attarda sul passato.

Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.

L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

Fatevi tendere con gioia dall mano dell’Arciere,

poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.”



Kahlil Gibran

lunedì 31 marzo 2014

POLIS APERTA


Storia

Polis Aperta è l'unica associazione italiana di persone omosessuali e transessuali che lavorano nelle forze dell'ordine e nelle forze armate. E' un'associazione culturale onlus nata da un gruppo di persone che si erano conosciute e che, condividendo il fatto di essere omosessuali in divisa, iniziarono a tenersi in contatto e far crescere il gruppo.
A un certo punto alcuni di loro, nel 2004 , si trovano a vivere un'esperienza straordinaria, cioè fuori da quello che si sarebbero aspettati: grazie a un contatto di un giornalista, Giulio Russo, che aveva scritto un libro di storie gay in divisa, l'unico in Italia, hanno l'occasione di andare ad Amsterdam al primo congresso europeo dell'EGPA (european gay police association) una rete europea di associazioni di polizia lgbt (sigla che sta appunto per lesbiche gay bisessuali e transessuali) la maggior parte delle quali nate all'interno dei corpi di polizia dei vari paesi (Inghilterra, Irlanda,, Olanda, Belgio, Svezia, Germania, Austria, Svizzera).
L'EGPA ha un consiglio direttivo composto da uno o due rappresentanti di ogni paese e un presidente, il quale allora spinse il gruppo di italiani a formare un'associazione anche in Italia, nonostante non fossero visibili e fossero sparsi in diversi corpi di polizia che è una peculiarità delle forze di polizia italiane.
Polis Aperta è nata quindi su pressione dell'Europa, e non all'interno del movimento lgbt italiano, né all'interno delle istituzioni di polizia e i primi anni sono stati vissuti con non poche titubanze ma col tempo si è guadagnata più sicurezza, alcune persone sono uscite allo scoperto dando visibilità all'associazione che ha iniziato a crescere.
Polis Aperta fa parte del consiglio direttivo dell'EGPA con due rappresentanti e partecipa regolarmente alle riunioni che si organizzano a turno nelle sedi di polizia di vari paesi, siamo stati ospiti della Metropolitan Police inglese a Londra, della polizia austriaca a Vienna, della polizia belga a Bruxelles, della polizia spagnola, della polizia Irlandese a Dublino che ha ospitato l'ultimo congresso europeo a giugno 2012 dove saremo ricevuti dal Presidente della Repubblica Irlandese Mr. Higgins.
Anche in Italia si è tenuto un incontro nel 2010 a Roma in una sede non istituzionale con un grande aiuto da parte di Arcigay, ma alla sui conferenza stampa ha partecipato il dott. Calabria quale responsabile dell'Oscad (Osservatorio contro i crimini discriminatori di polizia di stato e carabinieri, creato dal capo di polizia Manganelli, purtroppo recentemente scomparso). Visto l'ottimo rapporto costruito  in questi ultimi tre anni tra Polis Aperta e Oscad e la partecipazione congiunta ad alcuni eventi europei (seminario in Montenegro sulla formazione su tematiche lgbt rivolta alla polizia organizzato dal Consiglio d'Europa; convegno internazionale IDAHO - giornata internazionale contro l'omofobia - organizzato all'Aja dal Governo Olandese), ci è stata comunque offerta ultimamente l'opportunità di organizzare una prossima riunione presso una sede istituzionale della polizia a Roma, opportunità che vorremmo sfruttare nel 2014.
Non abbiamo una sede per Polis Aperta, se non virtuale sul nostro sito internet che cerchiamo di tenere costantemente aggiornato grazie alla buona volontà di un nostro socio, non in divisa, perché Polis è aperta appunto anche a civili che possano dare un contributo (se non fosse stato per Giulio Russo il giornalista prima nominato, non saremmo mai nati). Quindi abbiamo sempre un grande debito verso la società civile. Comunichiamo invece tra soci grazie alle mail e sistemi tipo social network (abbiamo una pagina pubblica su FB ma anche un gruppo riservato agli iscritti).

Ma a cosa serve e a chi serve un'associazione come Polis Aperta?

Durante le prime uscite sui mass-media ci è stata mossa la critica che siccome ci presentavamo sui giornali o in TV raccontando esperienze serene di coming out, non c'era bisogno di un'associazione come la nostra.
Vorrei precisare che la nostra associazione non è primariamente un gruppo di auto-aiuto per persone in difficoltà, né tantomento è nata allo scopo di esibire vittime in televisione, ci auguriamo anzi che non ce ne siano (quando ce ne sono cerchiamo di aiutarle mettendole in rete con associazioni più grandi che possono per esempio offrire servizi di assistenza legale).
L'imprinting europeo che ha caratterizzato la nostra nascita è quello della visibilità positiva per rompere il pregiudizio attraverso il valore della nostra diversità e non il vittimismo e per promuovere buone prassi nel campo del contrasto ai crimini trans-omofobici:
- Fornire supporto alle persone lgbt in servizio alle FF.AA. e FF.OO. attraverso esempi di coming out positivi nell'ambiente di lavoro che funzionino da modello.
-Agire sulla società mostrandoci come persone omosessuali in divisa per scuotere determinati stereotipi.
- Sfruttare la nostra professionalità per contribuire alla lotta contro i crimini trans-omofobici.
Questo non vuol dire che per far parte di Polis Aperta occorra essere per forza visibili (ogni persona ha la propria storia personale, vive in un ambiente peculiare e di conseguenza i tempi del coming out sono molto personali e non vanno mai giudicati), ma sono tanti i contributi che possono e devono essere dati anche dietro alle quinte, ognuno viene quindi rispettato nel proprio percorso e valorizzato per quel che può dare. Anche se iol nostro scopo di base rimane quello di trasformare la società in modo da abbattere i pregiudizi che ancora condizionano tanti omosessuali a rimanere nascosti.
La principale sfida da affrontare in tema di trans-omofobia secondo le ricerche dell'ILGA e la nostra esperienza in campo europeo è l'emersione del sommerso per quanto riguarda i crimini trans-omofobici. Nella maggioranza dei casi cioè la vittima non denuncia il reato o i reati subiti per svariate motivazioni:
1) paura della reazione negativa della polizia;
2) Paura che il proprio orientamento sia rivelato in pubblico e/o ai familiari (outing);
3) Assenza di una legislazione che riconosca il movente del crimine come odio specifico verso l'orientamento
    omosessuale e l'identità di genere.
Per modificare i punti 1) e 2) e incrementare il lavoro di raccolta, bisogna far aumentare in maniera esponenziale la fiducia delle persone lgbt negli operatori della sicurezza, sia pubblicizzando un interesse e una volontà di presa in carico da parte della polizia dei crimini trans-omofobici, sia agendo sui pregiudizi e la mancanza di familiarità di questi ultimi verso il mondo lgbt e sensibilizzandoli.
Per modificare il punto 3) è fondamentale far emergere i reati sommersi, raccogliere e sistematizzare i dati, fare dei report dei quadri esistenti  nel paese.
Per raggiungere gli obiettivi sopra descritti validi strumenti da utilizzare possono essere.
l'istituzione di campagne di sensibilizzazione ad hoc avviate dalle Forze di Polizia per sporgere denuncia; la creazione di un numero telefonico a cui potersi rivolgere; la presenza di ufficiali e agenti di collegamento tra le Forze dell'ordine e la popolazione lgbt.
Questi appena citati sono metodi già positivamente sperimentati in diverse realtà europee quali l'Olanda, l'Inghilterra, la Spagna, etc. Sono efficaci se messe in atto a livello locale attraverso una stretta collaborazione tra la polizia della città/quartiere/zona e le attività delle associazioni presenti su quello specifico territorio.
Parallelamente bisogna però appunto avviare un progetto di formazione del personale di Polizia in modo che lo stesso sia adeguatamente preparato per fronteggiare le situazioni che si troverà davanti. E' importante l'acquisizione di diverse conoscenze per affrontare e risolvere positivamente i casi legati ai crimini d'odio.
Appare quindi molto chiaro che gli elementi di sfiducia delle vittime verso le istituzioni, il disinteresse/pregiudizio di queste ultime, il vuoto legislativo sono tra loro negati in un circolo negativo che rafforza il sommerso sempre di più. Solo un'azione contraria che avvii un cambiamento su ognuno di questi tre elementi potrà invece iniziare a creare un circolo virtuoso  verso l'emersione di un quadro più realistico dei crimini e la conseguente attuazione di misure volte al contrasto e alla prevenzione degli stessi.
Sicuramente, alla luce di quest'ultima considerazione, un provvedimento normativo che possa aiutare i preposti nel perseguimento delle fattispecie criminogene in parola sarebbe auspicabile e di valido ausilio, ma, essendo che al momento tale strumento non c'è, attuando i suggerimenti di cui sopra che, si ribadisce, sono mutuati da collaudate esperienze delle varie Polizie europee, si potrebbe iniziare ad affrontare il problema dell'omofobia, anche a livello sperimentale, a partire da una collaborazione alla base nelle diverse città/quartieri/comunità italiane, tra le associazioni e le forse di polizia, permettendo alle persone lgbt e alla società tutta di iniziare a vivere in maniera più serena la propria quotidianità ( per esempio seguendo la buona prassi del "Third party": un soggetto terzo, ad es. un'associazione lgbt o una ONG, che svolga il ruolo di mediatore tra vittima e polizia, cioè a cui si può rivolgere la vittima in prima istanza per essere poi accompagnata  a sporgere querela presso personale della polizia sensibile e preparato ad affrontare la tematica).
Da parte di Polis Aperta è stato creato per esempio un vademecum, scaricabile sul nostro sito, che indica alle persone lgbt cosa fare in caso di aggressione e come sporgere querela. Lo scopo è, nonostante il vuoto legislativo specifico, di tutelare per quanto possibile tali persone, di accrescere la loro fiducia nelle FF:OO: e d'incoraggiare comunque l'emersione di crimini trans-omofobici avvalendosi al momento dei reati generici previsti dal nostro Codice Penale. Questo obiettivo viene perseguito anche attraverso l'impegno dei soci appartenenti alle forze di polizia in incontri e dialoghi con la popolazione lgbt presso vari circoli culturali.
Per quanto riguarda la formazione, in collaborazione con la rete europea EGPA e la University College Dublin, è stato messo a punto un pacchetto formativo indirizzato alle forze di polizia relativo a tecniche operative con persone lgbt. In particolare vengono presi in considerazione alcuni scenari, dalla questione transgender ai pride , dalle zone di incontro (aree di cruising) al bullismo omofobico, dai reati d'odio contro le persone lgbt ai crimini generici in cui ci possano essere questioni di privacy da tutelare, ecc. Ogni scenario è introdotto da casi concreti di polizia da risolvere a cui segue una parte teorica. Lo scopo di questo pacchetto è che venga tradotto e adattato dalle diverse forze di polizia dei vari paesi alla loro realtà culturale e operativa. Tale operazione è stata fatta al momento da Polis Aperta in Italia, in particolare costruendo un corso per il Corpo di Polizia Municipale di Bologna che è stato svolto in via sperimentale attraverso due giornate formative che hanno coinvolto 20 agenti e 17 ispettori tra novembre 2012 e gennaio 2013. Il riscontro è stato positivo e la volontà è di estendere il corso a tutto il Corpo  e ad altre polizie locali; questa buona prassi è stata illustrata a un seminario per le polizie dell'est Europa organizzato dal Consiglio d'Europa in Montenegro e anche l'Oscad sta pensando di utilizzarne una parte per la formazione della polizia di stato. In base all'esperienza internazionale (USA) e alla nostra,che affinché questi training siano efficaci, è fondamentale che vengano tenuti da personale di polizia lgbt, come nel caso di Bologna, cioè da docenti che riuniscano in  sé la conoscenza e l'esperienza diretta del lavoro di polizia e dello stigma sociale che si subisce in quanto persona lgbt. Inoltre, il fatto di portare una divisa, anche durante il corso, è fondamentale per avere la fiducia e l'attenzione dei colleghi partecipanti, la cui idea di base, per scarsa conoscenza e per difesa verso una tematica  nuova che può incutere timori o imbarazzi, è che non ci sia necessità di formazione e che sia sufficiente trattare tutti allo stesso modo.
Risulta però ancora molto difficile individuare in polizia di stato e nei carabinieri colleghi che siano del tutto aperti e sereni rispetto al loro orientamento sessuale.
Il punto più critico di Polis Aperta è infatti sia il numero esiguo di iscritti, sia che tra questi pochi solo una minoranza è visibile e per lo più appartenente solo alla polizia locale e guardia di finanza. Da parte nostra c'è quindi la necessità di fare un grande sforzo e di trovare delle strategie per accrescere il numero di persone in divisa che sì impegnino con Polis Aperta e di conseguenza nei loro ambienti di lavoro coi loro superiori per attuare le buone prassi che colleghi dei paesi europei più avanzati ci stanno suggerendo.


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